sabato 4 aprile 2020

Snooze (audio - monologo)




Snooze

Ricordate la vostra sveglia? Sì, quel marchingegno infernale che ogni mattina vi ricorda che dovete alzarvi per correre al lavoro. Non so, forse vi sveglia con delicatezza, come una compagna premurosa che, con suono soave, vi scosta appena le coperte, baciandovi dolcemente la guancia ancora intorpidita e portandovi l’odore del caffè, fatto apposta per voi, naturalmente. Una sveglia così, potrebbe anche farti credere che questo mondo sia un bel posto dove svegliarsi. Un mondo pieno di colori soavi, di suoni carezzevoli, e di uccellini cinguettanti... che... che non ti cagano nemmeno in testa, no. Loro la cacca, in quel mondo lì, non la fanno.
Be’, la mia di sveglia invece si è scordata tutte queste premure; lei si esprime vomitando un suono aspro e meccanico, da cantiere sotto la finestra. Non assomiglia ad un’amorevole compagna, No. Assomiglia ad un burbero capo di lavoro che, consapevole della tua pigrizia viene direttamente a casa tua e, vedendoti ancora poltrire, ti urla addosso minacciandoti il licenziamento, mentre scaraventa te, il cuscino, il materasso ed affini giù dal letto. E il caffè neanche a pensarci, barbone.
Sì, lo so: perché diavolo non la cambio questa maledetta sveglia?
Potrei rispondere sofisticamente, dicendo che ci sono dei vantaggi inaspettati a svegliarsi in un mondo dove non sei certo di essere ben voluto. Ma non lo farò.
Perché la risposta più concreta e più vera, è già contenuta sulla sveglia. Proprio così.
Conoscete quel tastone, più grosso degli altri, sulla sinistra di tutti gli altri tastini e tasterelli del marchingegno?
No, non quello che la spegne; troppo facile. È un tasto più raffinato, più contemporaneo. Si chiama SNOOZE.
Credo voglia dire qualcosa come “pisolino”. Ma, nell’esatta accezione etimologica del termine significa: “lasciami_in_pace_tra _le_coperte_ancora_cinque_minuti_dai”
Può apparire strano, ma è un tasto \ concetto profondo, quello dello snooze.
Sempre per restare concreti, vi racconterò due brevi episodi, sull’argomento.
Gianni questa mattina, è stato svegliato dalla sua suoneria preferita, una cosa dolce e romantica, come piace a lui: un’urlata e straziante “A beautiful people” di Marilyn Manson, nei più acuti momenti della sua performance. Sì, vuole essere sicuro di svegliarsi, Gianni. Stamani, però, al primo urlo non era ancora convinto, così con una manata ad occhi chiusi mise a tacere Manson ancora un po’, assai più efficace della censura. SNOOZE. Ma cinque minuti dopo, Manson gli ruttava ancora nei timpani, che uomo noioso. SNOOZE. Continuò così per un po’, poi, quando finalmente il cantante riuscì a svegliarlo, morto dalla fatica e col trucco nero sbavato, Gianni si accorse che ormai era mezzogiorno e, lavorando solo la mattina all’ufficio postale, per oggi avrebbe potuto fare una sola cosa: SNOOZE.
Un altro esempio, appena più generale.
Mirco ha sempre amato Azzurra. Il primo “voglio stare con lei e solo con lei, voglio dire le cose a lei prima che a tutti gli altri, salutarla dopo tutti, e voglio che lei faccia lo stesso con me” (la traduzione concreta del “La Amo” di un bimbo di 6 anni) lo pensò nei primi banchi di scuola, quando vide la dolce e bionda Azzurra in un vestitino verde pastello. Ma allora non le disse nulla, forse erano troppo piccoli. SNOOZE. La seconda volta fu quando la vide passeggiare in un parco con un’amica, ai tempi dell’università, quando capì che nel suo sorriso si nascondeva, dolce e misterioso, il sogno di una vita. Ma non la rincorse: la trovava troppo iraggiungibile, per un tipo come lui. SNOOZE.
La terza fu in un letto d’ospedale, quando Mirco fu stroncato da un ictus, che gli immobilizzò praticamente ogni muscolo del corpo. Lei gli prese le mani tra le sue, bellissime, e tra le lacrime gli disse dolcemente: “Mirco, non sono mai riuscita a dirtelo… ma io, io ti amo”. Allora il cuore di Mirco si gonfiò troppo, troppo perché riuscisse a risponderle che l’aveva sempre amata: gli rimase solo il tempo di morire.
Fine riserva SNOOZE.

Che storia assurda, no?
Mi fa venire in mente quella frase del signor G, Gaber no?
"Faremo la rivoluzione. Oggi no. Domani, forse. Ma dopodomani... sicuramente!"

Oppure mi fa venire in mente il fatto che, da qualche tempo, ho deciso di smettere di bere caffé. Oh, ma lo farò. Me ne concederò ancora un ultimo. E poi basta. Va beh, forse ancora uno. Ma quello sarà l'ultimo, magari.

Ecco, la parola "Magari", è incredibilmente simile all'atto di schiacciare lo SNOOZE quando la sveglia ci rompe i coglioni di prima mattina.
Avete mai incontrato quelli che ti dicono: oh, quanto vorrei andare in Irlanda. Oppure... quanto vorrei imparare a suonare il poanoforte o, chessò... fare il cammino di Santiago. Eh... magari. Magari! Magari lo faremo, prima o poi. Quando avremo tempo. Quando ci saranno meno problemi. Oh, magari quando saremo in pensione... magari!
Ci riempiamo la vita di Magari... ma quando la smetteremo, magari vivremo davvero.

Ma non vi preoccupate, ho imparato un modo per sfuggire al problema degli snooze e del magari. Essì. Prima o poi vi svelo il segreto, magari. Quando avremo tempo.
Ora ho proprio voglia di schiacciare quel tastino. Mi piace così tanto: SNOOZE.