Snooze
Ricordate
la vostra sveglia? Sì, quel marchingegno infernale che ogni mattina
vi ricorda che dovete alzarvi per correre al lavoro. Non so, forse vi
sveglia con delicatezza, come una compagna premurosa che, con suono
soave, vi scosta appena le coperte, baciandovi dolcemente la guancia
ancora intorpidita e portandovi l’odore del caffè, fatto apposta
per voi, naturalmente. Una sveglia così, potrebbe anche farti
credere che questo mondo sia un bel posto dove svegliarsi. Un mondo
pieno di colori soavi, di suoni carezzevoli, e di uccellini
cinguettanti... che... che non ti cagano nemmeno in testa, no. Loro
la cacca, in quel mondo lì, non la fanno.
Be’,
la mia di sveglia invece si è scordata tutte queste premure; lei si
esprime vomitando un suono aspro e meccanico, da cantiere sotto la
finestra. Non assomiglia ad un’amorevole compagna, No. Assomiglia
ad un burbero
capo di lavoro
che, consapevole della tua pigrizia viene direttamente a casa tua e,
vedendoti ancora poltrire, ti urla addosso minacciandoti il
licenziamento, mentre scaraventa te, il cuscino, il materasso ed
affini giù dal letto. E il caffè neanche a pensarci, barbone.
Sì,
lo so: perché diavolo non la cambio questa maledetta sveglia?
Potrei
rispondere sofisticamente, dicendo che ci sono dei vantaggi
inaspettati a svegliarsi in un mondo dove non sei certo di essere ben
voluto. Ma non lo farò.
Perché
la risposta più concreta e più vera, è già contenuta sulla
sveglia. Proprio così.
Conoscete
quel tastone, più grosso degli altri, sulla sinistra di tutti gli
altri tastini e tasterelli del marchingegno?
No,
non quello che la spegne; troppo facile. È un tasto più raffinato,
più contemporaneo. Si chiama SNOOZE.
Credo
voglia dire qualcosa come “pisolino”. Ma, nell’esatta accezione
etimologica del termine significa: “lasciami_in_pace_tra
_le_coperte_ancora_cinque_minuti_dai”
Può
apparire strano, ma è un tasto \ concetto profondo, quello dello
snooze.
Sempre
per restare concreti, vi racconterò due brevi episodi,
sull’argomento.
Gianni
questa mattina, è stato svegliato dalla sua suoneria preferita, una
cosa dolce e romantica, come piace a lui: un’urlata e straziante “A
beautiful people” di Marilyn Manson, nei più acuti momenti della
sua performance. Sì, vuole essere sicuro di svegliarsi, Gianni.
Stamani, però, al primo urlo non era ancora convinto, così con una
manata ad occhi chiusi mise a tacere Manson ancora un po’, assai
più efficace della censura. SNOOZE. Ma cinque minuti dopo, Manson
gli ruttava ancora nei timpani, che uomo noioso. SNOOZE. Continuò
così per un po’, poi, quando finalmente il cantante riuscì a
svegliarlo, morto dalla fatica e col trucco nero sbavato, Gianni si
accorse che ormai era mezzogiorno e, lavorando solo la mattina
all’ufficio postale, per oggi avrebbe potuto fare una sola cosa:
SNOOZE.
Un
altro esempio, appena più generale.
Mirco
ha sempre amato Azzurra. Il primo “voglio stare con lei e solo con
lei, voglio dire le cose a lei prima che a tutti gli altri, salutarla
dopo tutti, e voglio che lei faccia lo stesso con me” (la
traduzione concreta del “La Amo” di un bimbo di 6 anni) lo pensò
nei primi banchi di scuola, quando vide la dolce e bionda Azzurra in
un vestitino verde pastello. Ma allora non le disse nulla, forse
erano troppo piccoli. SNOOZE. La seconda volta fu quando la vide
passeggiare in un parco con un’amica, ai tempi dell’università,
quando capì che nel suo sorriso si nascondeva, dolce e misterioso,
il sogno di una vita. Ma non la rincorse: la trovava troppo
iraggiungibile, per un tipo come lui. SNOOZE.
La
terza fu in un letto d’ospedale, quando Mirco fu stroncato da un
ictus, che gli immobilizzò praticamente ogni muscolo del corpo. Lei
gli prese le mani tra le sue, bellissime, e tra le lacrime gli disse
dolcemente: “Mirco, non sono mai riuscita a dirtelo… ma io, io ti
amo”. Allora il cuore di Mirco si gonfiò troppo, troppo perché
riuscisse a risponderle che l’aveva sempre amata: gli rimase solo
il tempo di morire.
Fine
riserva SNOOZE.
Che
storia assurda, no?
Mi
fa venire in mente quella frase del signor G, Gaber no?
"Faremo
la rivoluzione. Oggi no. Domani, forse. Ma dopodomani...
sicuramente!"
Oppure
mi fa venire in mente il fatto che, da qualche tempo, ho deciso di
smettere di bere caffé. Oh, ma lo farò. Me ne concederò ancora un
ultimo. E poi basta. Va beh, forse ancora uno. Ma quello sarà
l'ultimo, magari.
Ecco,
la parola "Magari", è incredibilmente simile all'atto di
schiacciare lo SNOOZE quando la sveglia ci rompe i coglioni di prima
mattina.
Avete
mai incontrato quelli che ti dicono: oh, quanto vorrei andare in
Irlanda. Oppure... quanto vorrei imparare a suonare il poanoforte o,
chessò... fare il cammino di Santiago. Eh... magari. Magari! Magari
lo faremo, prima o poi. Quando avremo tempo. Quando ci saranno meno
problemi. Oh, magari quando saremo in pensione... magari!
Ci
riempiamo la vita di Magari... ma quando la smetteremo, magari
vivremo davvero.
Ma
non vi preoccupate, ho imparato un modo per sfuggire al problema
degli snooze e del magari. Essì. Prima o poi vi svelo il segreto,
magari. Quando avremo tempo.
Ora
ho proprio voglia di schiacciare quel tastino. Mi piace così tanto:
SNOOZE.
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