giovedì 19 luglio 2018

La Corrente




Il mare ferito dalla barca piangeva una spuma candida. Presto sarebbero arrivati presso Tropea, là si sarebbero immersi in acqua per l’esercitazione subacquea. Era un corso per già praticanti, per cui avevano tutti una certa indipendenza: tanto che non si conoscevano neppure; la maggior parte di loro non si era nemmeno mai vista. Questo vale soprattutto per Anna che, come spesso le capitava di fare, arrivò in ritardo. Cosicché saltò al volo sulla barca, tra gli altri che avevano già indossato la tuta e la maschera da sub. Trovò ridicola la scena di trovarsi tra tanti sconosciuti mascherati, tanto da poterli differenziare solo per la marca della tuta o il colore delle bombole d’ossigeno.
Solo questo sapeva di loro. Fu per quello che, non ancora saltata sulla barca, si mise subito la maschera sul volto: se lei non poteva vedere loro, decise che la cosa più equa fosse non concedergli maggiore consapevolezza nei suoi confronti.

Il viaggio fu breve e, presso un alto scoglio di roccia scura, la barca si fermò. L’equipaggio fu trasportato, per un poco, a motore spento dalle modeste onde del mare di luglio.
Pochi istanti dopo, uno per volta, si tuffarono come seguendo una scaletta già stilata, o una procedura mai decisa.


Il mare era stupendo, e la sua segreta profondità era anche più incantevole della sua abbacinante superficie. I colori dell’azzurro e del verde sembravano mescolarsi in un’alchimia bizzarra e naturale. Intorno al gruppo di sub volteggiavano, volando in un azzurro come celeste, solo più denso, merluzzi e poche, quanto stranianti razze dalle pelle lucida e la forma vellutata.
Il fondale era invisibile dalla loro profondità: solo una scala di azzurro e blu sempre più intensa, fino a perdersi nel buio del mistero marino.

Anna nuotava con lenta pazienza, tra quel ritrovo di pesci e quel branco di sconosciuti in tuta.
Vide uno di loro, in verde plastico, accarezzare una razza sfiorandola delicatamente più volte e allontanarsi proprio quando questa, come per empatia animale, gli si fermò al fianco. Non era riuscita ad addomesticarlo. Anna si scoprì ad osservare con maggiore attenzione la specie umana che quella ittica: le sembrò naturale esaminare, in quella variopinta fauna, le creature più singolari rispetto all’ambiente in cui sostava. Sembravano così buffi, così fragili, con quelle maschere in faccia e quelle gobbe di ferro sulla schiena. Si avvicinò così ad un uomo coperto di un verde aderente, che sottolineava i tratti dei suoi muscoli, e le linee sinuose del suo corpo, così ridicolmente corrotti dalle pinne ai piedi, dal boccaglio e dalla riserva d’ossigeno.

Anna non ci fece però troppo caso, o forse era proprio quella debolezza artificiosa ad attrarla. Nuotò vicino a lui lentamente, spostandosi con movimenti fluidi e silenziosi. Senza un vero motivò, si voltò di schiena, e rimase a galleggiare al fianco dell’uomo, sfiorandolo di tanto in tanto con una mano. Lui fece lo stesso, saggiando il tessuto violaceo che avvolgeva le sue forme armoniose. Seguì prima la linea dei suoi fianchi, soffermandosi successivamente sui seni, facendolo come stesse sfiorando un animale affascinante e pericoloso. Anna era diventata come un’orca. Sentiva il bisogno urgente di avvicinarla, di sfiorarla, ma dentro di sé persisteva una sottile inquietudine, mescolata alla tagliente sensazione che da un momento all’altro lei potesse ribellarsi e colpire. Lei si lasciava carezzare, inarcando la schiena e girandogli intorno, sfiorandolo a sua volta con i fianchi o leggeri movimenti delle gambe. Senza un motivo, il blu del mare e la perfetta anonimia la cullavano in un primordiale stato di eccitazione.

Venne assorbita da quel suo fare a tal punto che sentì solo come un’eco lontana il fischio che richiamava i sub alla loro barca.
Tornarono a galla e salirono. Poi tutti si tolsero le maschere dal volto, e le tute dal corpo, come fosse giunto, finalmente, il momento della verità. Non fu felice di riconoscere Giacomo dietro al boccaglio nero e sotto quel verde tessuto aderente. Né lo fu lui.
Per un momento ad Anna venne l’impulso di rimettere la maschera al suo ex marito, ma non sarebbe servito.

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